Ricorre oggi la Giornata Mondiale di Preghiera e Riflessione contro la Tratta. Papa Francesco l’ha ricordato ieri, in occasione dell’udienza generale: «Avendo poche possibilità di canali regolari – ha precisato il Santo Padre – molti migranti decidono di avventurarsi per altre vie, dove spesso li attendono abusi di ogni genere, sfruttamento e riduzione in schiavitù. Le organizzazioni criminali, dedite alla tratta di persone, usano queste rotte migratorie per nascondere le proprie vittime tra i migranti e i profughi».
Ogni giorno, da più di vent’anni, collaborando con le associazioni e gli enti territoriali, la comunità Oasi2 lavora per una migrazione senza tratta, contrastando tutte le forme di sfruttamento sessuale e lavorativo, con un’unità di strada attiva nelle province di Bari, Bat e Foggia, e servizi territoriali e residenziali per la pronta accoglienza e l’integrazione. Nel 2016, ha sottoscritto con la Regione Puglia la convenzione per il progetto ‘La Puglia non tratta. Insieme per le vittime’, nell’ambito dei programmi di assistenza e inclusione sociale e lavorativa a favore delle persone vittime della tratta. Solo nell’ultimo anno, la Comunità Oasi2 ha supportato 65 donne vittime di tratta, prevalentemente nigeriane, nel complesso percorso di emersione dalla condizione di sfruttamento sessuale e riconquista della propria vita e ha incontrato con l’unità mobile di strada oltre 500 persone vittime e potenziali vittime di sfruttamento sessuale e/o lavorativo, lungo le statali e nei casolari di campagna abbandonati.
«La tratta viene da lontano ma lo sfruttamento si consuma sulle nostre strade, nelle nostre campagne», commenta a riguardo Ilaria Chiapperino, referente per la Comunità Oasi2 del progetto regionale ‘La Puglia non tratta’. «Il fenomeno è molto cambiato negli ultimi anni senza, per questo, perdere le caratteristiche odiose di aggressività e pervasività sul territorio. Cambiano le rotte, cambiano i modi con cui le vittime di tratta arrivano in Italia. Sempre più spesso, sono stipati neibarconi e, lì dove qualcuno percepisce solo l’invasione di migranti, si nascondono minori, persone che hanno subito abusi e violenze già durante il transito, insomma i più vulnerabili fra i vulnerabili». «Accogliamo dunque l’invito di Papa Francesco, ad unire le forze e a garantire protezione e assistenza alle vittime», conclude Gianpietro Losapio, presidente della Comunità Oasi2.